Dopo dieci anni, decido che devo farmi ricrescere i capelli. Li portavo corti da giovane studentessa universitaria, di quel taglio un po’ estremo che “forse stavi meglio prima”, che lasciava scoperte orecchie e collo quando ero sempre stata abituata a sentirli sulle spalle, ma in quel momento di tanti anni fa mi sembrava uno dei modi per conoscere meglio me stessa, la donna che stavo diventando – a cui quello che piace agli altri non interessa, l’importante è che piaccia a me. Magari fosse stato così semplice.
Pensavo che li avrei tenuti così per sempre, li ho pure immortalati nella foto della nuova carta d’identità e della patente, e poi un giorno mi sono guardata allo specchio e ho deciso che non mi andava più: li avrei fatti ricrescere. E il motivo non è il timore di non piacere, ma che mi mancava legarli. Dopo dieci anni, ho sentito l’esigenza di tornare a mettermi le mani nei capelli per raccoglierli con un elastico.
Accade in un periodo della mia vita in cui, guarda caso, sto cercando altre cose nuove dell’adulta che sono diventata: un sereno rapporto con i ricordi, con le persone fuggite, con quelle che voglio tenermi stretta, con abituali e nuovi luoghi che d’ora in poi voglio non aver paura di chiamare casa. Come se i miei capelli che attorciglio goffamente in una cipolla sulla nuca tracciassero in quel groviglio un ritorno alle cose certe, ferme, a quelle radici di me che troppo spesso mi sono dimenticata di accarezzare.
È usanza dire “tutti i nodi vengono al pettine”, perché ci sembra sempre che i nodi si facciano da soli, che ce li troviamo lì e la nostra missione sia slegarli, a ogni costo, rendere liscia la via. Io, invece, voglio pensare a quei nodi che facciamo e che sciogliere assomiglia a una lotta innaturale – è quello che mi hanno ricordato tutti i personaggi dei racconti che leggerete. Quanto importante sia aggrovigliarsi, tenersi stretti, anche se maldestramente, per non perdersi.
La mia cipolla sulla testa forse è buffa e disordinata, ma attorcigliarla è diventato un gesto così autentico e naturale che a volte mi chiedo come ho fatto, in tutti questi anni, a rinunciarci.
E se agli altri non piace, davvero – questa volta, davvero – non m’importa.
Elisabetta Ceroni